-Singolare spigolatura sul microscopico paesino- (tanto per distrarci un attimo dalla politica e dalla crisi)
Nella mia infanzia mia madre non mi raccontò mai favole per il semplice fatto che non le conosceva essendole morta la mamma quando era piccolissima e chi la sostituì non seppe o non ebbe il tempo di raccontargliele. Non le si offrì nemmeno l’opportunità di poter andare a scuola. (Allora, proprio agli inizi del secolo scorso l’istruzione non solo non era obbligatoria, ma era addirittura considerata una inutile ambizione, una sorta di optional anche dalla famiglia stessa. Bastava un “letterato” in casa che magari aveva frequentato solo la seconda elementare che diventava un “professore”, se incidentalmente “aveva fatto” la quinta). Mi raccontava invece vita e miracoli, col fascino delle favole, di parenti, amici e vicini di Pietransieri, suo paesino natale, dove si conoscevano proprio tutti. Noi risiedevamo a Venafro, cittadina del Molise e il piccolo centro abruzzese Pietransieri mi sembrava a una distanza siderale da noi. In ogni vicenda ricorrevano quasi sempre degli strani nomi dei protagonisti, accadeva che più che sul contenuto di quelle storie la mia attenzione era catturata e dirottata altrove proprio da quei nomi insoliti, non comuni che quelle persone portavano di volta in volta e per ognuno di essi inventavo una storia o li “affibbiavo” a una particolare persona di mia conoscenza, a mie amichette, ad animali, a una bambola bellissima, di porcellana, che possedevo e alla quale cambiavo nome a seconda… delle circostanze o alle numerose di pezza che mettevo insieme da sola con i residui di stoffa che la zia Daria, che faceva la sarta, mi procurava.
E così GIOSEFILDE (in questo curioso segmento di memoria orale così lo pronunciava mia madre) diventava una maga assieme ai colleghi ERSENO e ARTEMIO. Le fate erano CLERINA, PIACENTINA, CONSOLINA, FLORESINA, CLAUDINA, ADELMINA, GIROLMINA, ENEDINA, SOLINA, LAURENTINA… La regina di tutte era ADELIA Cone di cui ho visto una foto ed era naturalmente bellissima. Gli elfi e gnomi erano: SINIBALDO, EDORISTA, ARVINIO, EUTIMIO, DIOGINO, GAUDENZIO. I re e le regine si chiamavano: ORIENTE, TEODOLINDA, INORMA. Per le bambole provvedevano: ANNAVILLA, ELISENA, ALLEGRANZA. Perfino i fiori dei campi, di cui non conoscevo i nomi, li chiamavo: FILODORO, CELIDEA, ROSILDE, ADALGISA, IDILIO e ROSANA (da una piccola documentazione risultano proprio così: Idilio con una “l” e Rosana che non è né Rossana, né Rosanna!). La mia maestra era di volta in volta: SEVERINA, ARTEMISIA, DOROTEA o FRASIA. La gatta dei vicini era SMERALDA. Due gemelline su un vecchissimo quadretto di casa erano EDEA ed EDILIA. Ogni farfalla che vedevo la chiamavo MELISSA. Non mancavano personaggi storici: ASTORRE, NESTORE e perfino TITOLIVIO. Per tornare agli animali, le coccinelle erano EDILIA, FLORISA, i coniglietti ADELMO e GIOVINO; i cerbiatti: VALIDORO, DERNA, NEVIO, NEIDE. Non potevano mancare i cani: avevo dato a quelli che conoscevo: VALIDORO, FEDELE, MARSEDE! BARONE invece era un “cane vero”, il cane dei miei nonni, avrebbero dovuto però chiamarlo LADRONE visto che rubava con scaltrezza salsicce dall’emporio di “Vzzar” (soprannome di Silvio di Gregorio) e le portava svelto e disinvolto, delicatamente tra i denti per lo spago che le legava, senza farle toccare per terra, alla casa dei suoi padroni in via Vittorio Emanuele.
Ho consciuto personalmente TITOLIVIO, ORIENTE, IRLANDA, ISIDE, AIDA, NORBERTA, VINICIO, LAURENTINA, la zia ILLUMINATA, ROSILDE, il vecchissimo alpino TELESFORO di pirandelliana memoria.
C’era perfino un signore che portava per nome… il mio cognome: Alterio (morto nel 1977). Ne ricordo talmente tanti che non riuscii a trovare una collocazione immaginaria proprio per tutti. Rimasero ad affollare la mia memoria EDIA, SANTA, SANTINA, EDORISTA, GENESIA, ALFIERI, ELISIO, IRLANDO, AUSTERIO, ALADINO, VENANZIO, EGINIA, ORTENSIA (con la S). Saluto GIOIA, SOLIDEA, EMIRA…
Chiedo scusa a tutti per aver prestato i loro nomi a personaggi fantastici e animali da favole, questo per evitare l’aridità di un lungo elenco, d’altra parte era la fantasia di una bimba che ora, da “grande” ha voluto affidarli alla carta per ricordarli tutti con rispetto e simpatia e spera con un sorriso per chi leggerà. Forse Pietransieri potrebbe entrare nel guinness dei primati delle curiosità per questa fioritura nel passato di nomi mai sentiti altrove. Sull’onda della moda e molto belli ci sono ora Giada, Diletta, Rebecca… Molti altri allora come adesso, con semplicità e amore davano e continuano a dare ai figli i cari nomi dei propri genitori.
Rosaria Alterio
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