Pietransieri dista circa 11 Km da Pescocostanzo. Pescocostanzo è un comune italiano di 1.196 abitanti in provincia dell'Aquila in Abruzzo. Appartiene alla Comunità MontanaAlto Sangro e Altopiano delle Cinque Miglia. Fa parte del Club dei Borghi più belli d'Italia.
Nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi, a 1.400 s.l.m. è situata Pescocostanzo. Centro di antica origine e luogo di intensa civiltà, può vantare una favorevole temperie culturale, esemplata dall’eccezionale patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700. La tradizione artigiana è riuscita a rimanere viva e a salvare il patrimonio di esperienza, capacità tecnica, stile e qualità. La lavorazione del merletto a tombolo, quella della filigrana e del ferro battuto, rappresentano un punto di forza dell’offerta turistica locale. Pescocostanzo ha saputo recuperare l’antico ruolo, accreditandosi definitivamente come meta di turismo arte e cultura, oltre che di soggiorno estivo ed invernale. Pescocostanzo in un ambiente naturalistico eccezionale aggiunge la proposta di una vacanza, estiva ed invernale, integrandosi in un comprensorio che rappresenta con le infrastrutture e le ricettività delle vicine Rivisondoli e Roccaraso, l’offerta montana più completa della montagna abruzzese.
Fin dai primi secoli dopo la sua fondazione (sec.X), Pescocostanzo mostra chiari segni di una prevalenza sui centri vicini ed ha una storia movimentata e complessa nei rapporti con i feudatari e con le istituzioni religiose. Una svolta decisiva si ebbe dopo il terremoto del 1456 che devastò l'Abruzzo e altre regioni meridionali. Quell'evento creò per Pescocostanzo le condizioni per un diverso impianto urbanistico e determinò una vicenda singolare: fece affluire una nutrita colonia di maestranze lombarde che dette un'impronta tutta particolare alla vita sociale e culturale del centro. Fin dal 1464 la comunità ebbe dal re Ferdinando I d'Aragona uno statuto che le garantì per qualche tempo l'appartenenza al demanio regio e il godimento delle relative libertà. In seguito fu sottoposta a feudatari. A Pescocostanzo si formò per tempo una classe sociale economicamente robusta e culturalmente elevata, che guidò l'intera comunità verso un grado di benessere e un'efficiente organizzazione amministrativa. Nel 1774 il piccolo comune di montagna, fu in grado di riscattarsi dal dominio feudale e perciò assunse il titolo di "Universitas Sui Domina" (Comunità padrona di sè), motto che fregia ancora il suo stemma. Gli studi di vario genere, giuridici, filosofici, storici, matematici, letterari e uno spiccato culto per l'arte trovarono larga accoglienza nei diversi strati della società. Di tale sviluppo culturale sono testimonianza i patrimoni librari conservati presso numerose famiglie e la nutrita schiera di eletti ingegni che fiorirono a Pescocostanzo. Il cittadino più illustre fu il filosofo e matematico Ottavio Colecchi, il primo e più autorevole interprete in Italia della filosofia kantiana. In particolare, la concentrazione di tante opere d'arte in questo centro è stata spiegata come conseguenza di due principali fattori favorevoli: le notevoli risorse economiche concentrate nelle istituzioni pubbliche e nelle mani della classe dirigente, e la disponibilità di raffinate maestranze esperte nella lavorazione della pietra, dei marmi, del ferro battuto, del legno, tutta una tradizione di artigianato importata con l'immigrazione dei "mastri" lombardi stabilitisi a Pescocostanzo tra il XV e il XVII secolo.
Basilica Madonna del Colle
Il primo tempio, risalente al XI secolo e dipendente dall'abbazia di Montecassino, sorgeva fuori dal centro cittadino, arroccato sul Peschio, la cui chiesa parrocchiale sottostava invece al vescovo di Sulmona. Nel 1456 la chiesa fu distrutta da un terremoto ma venne ricostruita già nel 1466, nel nuovo e più esteso centro abitato, diventando sede parrocchiale e legando così l'intero borgo alla diocesi di Cassino. Nel 1556-58 l'edificio fu portato a cinque navate di quattro campate, come si presenta oggi, rispetto alle trenavi e tre campate della struttura quattrocentesca e fu realizzata una nuova facciata rinascimentale, affacciata ad un'ampia terrazza. L'antico portale romanico-gotico fu trasferito nel 1580 sull'ingresso del fianco settentrionale, sulla sommità di una rampa di scale. Negli anni 1691-94 fu realizzato il Cappellone del Sacramento. Il campanile, risalente alla fine del cinquecento, fu restaurato nel 1635 e nel 1855, quando venne sostituita la cuspide ottagonale con una quadrangolare. Già denominata col titolo di Collegiata, nel 1978 Santa Maria del Colle fu elevata a Basilica.
Chiesa Santa Maria delle Grazie
La sua edificazione è precedente il 1508. Sotto il rosone, che ha perduto la raggiera, viene recata la data del 1524. Possedeva sulla facciata una raffigurazione pittorica di San Cristoforo, datata 1621 ma scomparsa nel tempo, in quanto alla chiesa volgevano il pensiero i viandanti. Ancora oggi vi è conservata una lapide con versi che richiamano la funzione di protezione a chi viaggia:
« Qui con dimessa fronte / o passeggier t'arresta. ... » |
Il prospetto principale, la facciata, presenta un'intonacatura bianca fino allo zoccolo basamentale grigio. La terminazione è orizzontale, conclusa con una piccola cornice con dentelli sulla sommità. Elemento principale della facciata è il portale, separato dalla superficie stradale da una scalinata semicircolare e affiancato da due basse finestre ai lati; è sovrastato da un oculo. Tra il portale e l'oculo vi è una targhetta ove è incisa la data di fondazione della chiesa. Uno stemma a testa di cavallo con le iniziali A.M. (Ave Maria) è situato sullo spigolo sinistro della facciata[1].
All'interno della chiesa, a navata unica, si trova un altare ligneo risalente al 1596, che racchiude una tela raffigurante la Vergine del Suffragio, San Michele Arcangelo che pesa leanime e San Francesco d'Assisi, opera di Antonio Massaretti da Lecce nei Marsi, risalente al 1595. È circondata da sei quadretti di legno che rappresentano i santi Gregorio Magno, Agostino, Lorenzo, Ambrogio, Girolamo e Benedetto. Sovrastante l'ingresso dell'aula vi è una tipica balconata in legno, sorretta da colonne poggianti su alti basamenti.
Chiesa di Sant'Antonio Abate
Di origine duecentesca, possiede una torre campanaria angolare con campanile a vela, ristrutturato dopo i danni provocati dagli eventi bellici del 1943-44. Come ricordato da un'iscrizione che sovrasta il portale, la chiesa appartenne fino al 1777 all'Ordine degli Antoniani. All'interno, sull'altare, vi è una tela seicentesca con effigie di Sant'Antonio Abate e scene della sua vita.
Al santo viene dedicata una festa che ha luogo il 17 gennaio.
Palazzo Fanzago
La costruzione dell'edificio risale al 1624, utilizzato come convento di clausura per le religiose di Santa Scolastica. Progettato da Cosimo Fanzago in quattro corpi simili all'unico realizzato, vanta la peculiarità di avere sulla facciata, al posto delle finestre, vietate dalla clausura, sei grandi nicchie barocche in pietra, sormontate da timpani alternativamente spezzati ed interi. Le aperture si affacciano invece sul giardino interno, ora adibito a teatro all'aperto. La gronda del palazzo, sostenuta da mensole scolpite con draghi alati, possiede pregevoli decorazioni. È utilizzato come sede del museo dell'artigianato artistico e della scuola di tombolo.
Palazzo Grilli
Nonostante il richiamo ad uno stile decisamente classico del portali e delle finestre, l'edificazione del palazzo risale agli ultimi decenni del Seicento. La linearità della struttura è spezzata dalle quattro torrette cantonali di difesa, i gaifi, in cima agli spigoli perimetrali. Il portale est, affumicato, ricorda l'incendio appiccato dai banditi nel 1674, con lo scopo di espugnare il palazzo.
Gli impianti di Pescocostanzo, si affacciano su un fantastico panorama di altopiani e cime nel parco nazionale della Majella, e con un bacino sciistico unico nel suo genere rappresenta una realtà
che ben integra l'offerta del comprensorio dell'Alto Sangro.
La stazione offre oltre a piste comode per tutti i tipi di sciatori, uno snow park con più linee di discesa e con ben nove strutture in sequenza che lo pone tra i più grandi del centro Italia,
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