Pietransieri è una frazione del comune di Roccaraso e dista circa 4 Km dalla cittadina. Roccaraso è un comune italiano di 1.672 abitanti della provincia di L'Aquila in Abruzzo. Appartiene alla Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinque Miglia. I suoi impianti sciistici la rendono la maggiore delle stazioni turistiche montane dell'intero Appennino.
Posto alla sinistra dell'alto corso del fiume Sangro e compreso nel Parco Nazionale della Majella, il centro di Roccaraso è collocato nel piano di Cinquemiglia e per secoli è stato crocevia
per la transumanza e i commerci tra Nord e Sud.
Citato alla fine del Mille (Rocca Rasini o Rasuli), fu dei Conti Di Sangro, nel Quattrocento dei Carafa e dei Marchesciano.
Fu minato e distrutto durante la seconda guerra mondiale e ricostruito poco distante.
Nella moderna parrocchiale dell'Assunta è custodito il busto argenteo del patrono, pregevole prodotto dell'arte orafa napoletana.
Roccaraso è la maggiore stazione sciistica dell'Italia centromeridionale (piste e impianti di risalita dell'Aremogna), ma è molto frequentata anche in estate grazie al supporto di attrezzate
strutture ricettive. Al turismo si affiancano l'allevamento (bovini e ovini) e l'agricoltura (cereali e foraggi).
Roccaraso sorge intorno all'anno 1000 nei pressi del torrente Rasinus, da cui prende il nome di Rocca Rasini. Si sviluppa come borgo agricolo, pastorale e artigianale, consentendo alla sua popolazione una vita serena e prosperosa.
Verso la fine dell'ottocento, l'apertura del collegamento ferroviario con Napoli comincia a portare i primi turisti, attratti dalla bellezza dell'ambiente naturale, accolti nei vari alberghi che in quell'epoca cominciavano a sorgere. Una brusca battuta d'arresto si ebbe con la seconda guerra mondiale. Roccaraso si trovava proprio sulla direttrice della linea Gustav, il sistema di fortificazioni con cui i tedeschi cercarono di fermare l'avanzata degli Alleati dopo lo sbarco a Salerno. Il paese venne completamente raso al suolo dai bombardamenti, che causarono tra l'altro la perdita del teatro costruito nel 1698, uno dei più antichi d'Italia. I roccolani non si persero d'animo; al termine del conflitto mondiale il paese lentamente ricominciò a vivere, per tornare ad essere uno dei centri turistici più apprezzati.
Roccaraso è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni (culminate nell'Eccidio di Pietransieri) e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale.
Innanzi tutto va ricordata la Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Maria Assunta, che sorgeva sul piazzale che si apre davanti alla porta settentrionale della rocca e proprio a fronte della torre
trecentesca, ma non fu parrocchiale fin dalla sua origine, che rimonta forse alla prima metà del secolo XVI. Sappiamo, infatti, che nel 1316, quando ebbe inizio il distacco della parrocchia di
Roccaraso dalla pieve di S. Maria di Cinquemiglia, le funzioni essenziali per la cura delle anime furono assegnate alla Chiesa di S. Ippolito; solo nel 1590 la nuova chiesa sorta in sito più
centrale e dominante, ebbe il titolo di parrocchia e nel 1635 di “Ricettizia”.
Ai primi anni del Seicento la Chiesa, attraverso successivi ampliamenti, aveva raggiunto la struttura definitiva, a tre navi separate da colonne in pietra su cui posavano tre arcate a tutto
tondo; la copertura delle tre navi era ottenuta con volte a botte di costruzione settecentesca. La chiesa aveva 9 altari nel 1588 e 15 nel 1630, ma alcuni, posticci, furono poi demoliti; ne
restarono 11 quasi tutti costruiti nei secoli XVII e XVIII, in marmi policromi intarsiati, opera, quasi certamente, dei raffinati marmorari di Pescocostanzo.
Nella chiesa erano raccolte anche pregevoli opere in legno scolpito: il pulpito, addossato ad una colonna della nave maggiore, era di elegante fattura cinquecentesca e mostrava precise affinità
con quello della Collegiata di Pescocostanzo; il fonte battesimale era composto di due parti di epoca diversa.
I primi danni nelle sue strutture essenziali li subì a causa dei terremoti del 1703 e 1706, finché non fu completamente distrutta durante l’ultima guerra.
Ricostruita ex novo fu consacrata con rito solenne nel 1954.
L’unica opera della Chiesa, salvata perché nascosta ai tedeschi, è la statua argentea di S. Ippolito, protettore di Roccaraso, pregevole opera di oreficeria napoletana, dono munifico largito nel
1688 dal barone Donato Berardino Angeloni.
Foto Storiche della Chiesa di S. Maria Assunta di rivisondoliantiqua
Tra gli edifici più interessanti oltre ai palazzetti nobiliari da ricordare il “Teatro” fatto costruire nel 1698 da Donato Berardino Angeloni il vecchio: era giudicato uno dei più antichi teatri
italiani costruiti come tali sulle fondamenta nel periodo di gran voga del melodramma e della farsa. La costruzione era sorta secondo un progetto funzionale: un largo portale dava l’accesso
ad una spaziosa corte scoperta, adatta per la sosta dei carri scenici e per il raduno della folla; al primo piano erano alcuni vani per trattenimenti e feste ed al secondo piano era la sala delle
rappresentazioni. Sulla facciata si aprivano con fantasiosa asimmetria, un porticato e due loggiati ad arco tondo: ”dalla porta del cortile a quella d’ingresso, dal doppio vano della
loggetta alla doppia teoria di finestre, è tutta un’armonia di curve dal raggio degradante” scriveva l’Agostinoni. Sul cornicione in pietra correva incisa in bei caratteri classici una lunga e
solenne iscrizione.
Corrado Ricci, storico dell’arte, descrivendo il teatro di Roccaraso, rievocò questa scena immaginaria: ”Veggo salire da Sulmona o dalle parti di Napoli le compagnie comiche col carro
d’attrezzi e costumi. E’ il Carro di Tespi del capitan fracassa o il carro che scriveva Filippo Pananti nel Poeta di Teatro……”
Possiamo aggiungere qualche notizia dei lavori che andarono in scena a quei tempi in questi teatri di provincia, sulla base di un manoscritto che ci ha conservato farse ed intermezzi musicali
composti nei primi decenni del Settecento a Pescocostanzo come “Lo fegliuolo ‘mpertenente”, “Pulcinella fatto principe”, “S’usa così”, “I birbi”, “Le quattro nazioni”.
Foto di rivisondoliantiqua.it
Fu eretta nel 1656, come atto votivo dei cittadini scampati alla peste. Dall’epigrafe posta sul portale si deduce che, nell’anno 1743, i Roccolani rinnovarono i loro voti al Santo.
DESCRIZIONE ATTUALE: E’ l’unico fabbricato scampato alla furia dell’ultima guerra:
La facciata con coronamento a capanna e leggermente incorniciata da paraste appena accennate, in blocchi di pietra irregolari: il portale in pietra viva è sormontato da cimosa con volute laterali
disposte a mo’ di timpano spezzato, al centro delle quali si trova un’epigrafe datata 1743. Chiude il coronamento del portale lo stemma del paese raffigurante tre torri. Nella parte alta si apre
una finestra rettangolare che inferiormente presenta un motivo ornamentale a conchiglia. L’interno, ad aula unica e con abside semicircolare, presenta dietro all’altare maggiore, che poggia su
colonnine in marmo, un coro ligneo, al di sopra del quale s’imposta sulla parete di fondo un’adorna nicchia contenente la statua di S. Rocco e lateralmente ad essa due ovuli decorati in stucco.
Sul lato sinistro vi sono un altarino marmoreo e un rilievo in bronzo.
Annessa alla chiesa esiste una cappella privata della famiglia Angeloni d’impronta barocca, ricoperta di cupolino arricchito da motivi ornamentali in stucco.
Roccaraso era uno dei tanti paesi e città italiane “bruciati” dalla guerra. Ed arrivando in questo centro montano se il turista guarda in alto verso le montagne può scorgere “Monte Zurrone”, un
picco dominante panoramico, che fu posto d’osservazione per i tiri di artiglieria e su di esso il “Monumento ai Caduti senza Croce”, un sepolcreto di nomi in luogo delle ossa per sempre
disperse, voluto dal tenace ed infaticabile Col. Vincenzo Palmieri, combattente egli stesso e che aveva avuto nella propria famiglia un fratello ufficiale morto in Jugoslavia ed un cugino
disperso in Russia. E a ricordo dei propri cari ma anche di tutti i giovani soldati decise di impegnarsi per costruire sui nostri monti un Sacrario che li ricordasse alle future
generazioni.
La costruzione del Monumento venne iniziata nel 1956 con offerte di Enti, Forze Armate, Associazioni combattentistiche di ogni parte d’Italia, Personalità, Artigiani. Offerte in dono di manufatti
non mancarono da molte Città d’Italia colpite duramente dalla guerra.
Roccaraso è il cuore della più vasta area sciistica del Mediterraneo, il comprensorio Alto Sangro, comprendente 160 km di piste da discesa e 36 impianti di risalita. La prima gara di sci si tenne nel 1910 e il primo impianto di risalita fu la slittovia del Monte Zurrone costruita nel 1936. Annualmente si svolgono numerosissime gare anche di livello internazionale. Nel marzo 2005 Roccaraso ha ospitato le finali maschili e femminili della Coppa europea, ed ospiterà nel 2012 una gara di coppa del mondo.
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